PAOLO SCARANO - PSICOLOGO A MILANO

articoli e approfondimenti


Il lavoro dell'educatore in una prospettiva analitica

Quando ci è stato proposto di scrivere un contributo alla presente raccolta di interventi abbiamo cominciato la nostra comune riflessione riguardo quale fosse la natura del “lavoro sociale” che svolgiamo in qualità di educatori all'interno di una cooperativa sociale. Questo lavoro si compone essenzialmente di alcune pratiche, a volte di consuetudini maturate con l'esperienza sul campo, del confronto con i colleghi e con i supervisori; certo non di un “metodo” o di una “tecnica” applicabili da un modello teorico predefinito. Abbiamo quindi deciso di descrivere ciò che facciamo e come lo facciamo, ovvero le tipologie del “sociale” che incontriamo e le sue modalità di incontro. Per entrare nella questione è necessario prima capire sia come ci vengano inviate le persone che seguiamo in progetti educativi personalizzati, sia quali siano le problematiche che queste persone esprimono.
I progetti nei quali lavoriamo sono molteplici per ciascun operatore e si rivolgono a fasce d'utenza anche molto diversificate tra loro; possiamo dire di essere l'antitesi di un “Centro per...”, dove coloro che vi si rivolgono o vengono inviati da altri servizi, sono sicuri di incontrare operatori specializzati nel trattamento di una specifica problematica. Al contrario, come educatori non vantiamo competenze cliniche specifiche in un ambito piuttosto che in un altro, alla stregua di un medico specializzato. La nostra posizione clinicamente indeterminata, insieme all'esperienza nella costruzione di una relazione educativa con differenti tipologie di persone, sono proprio quei punti di forza che ci permettono l'incontro con un'ampia gamma di manifestazioni del disagio della contemporaneità.
Generalmente le persone che iniziamo a seguire ci sono inviate dai Servizi Sociali a partire da una richiesta che talvolta è piuttosto precisa nell'articolazione degli obiettivi dell'intervento, talaltra si esprime in un generico: “Questa persona avrebbe bisogno di essere accompagnata in un percorso educativo, perché presenta questa situazione sociale, o questi sintomi etc.”. La fenomenologia dell'utenza che incontriamo attraverso i nostri progetti è la più variegata e va dai casi più “classici” di disagio sociale (vale a dire persone in stato di grave isolamento, con difficoltà economiche e di inserimento nel mondo del lavoro, con scarsi strumenti culturali e relazionali), a cittadini stranieri con esperienze di sofferenza alle spalle (progetti migratori falliti, traumi legati alle condizioni politiche dei paesi di provenienza, vittime della tratta, rifugiati politici che hanno perso i legami familiari), fino ad arrivare alle problematiche legate alla condizione adolescenziale (depressioni, anoressia, ipercinesi, gravi difficoltà di adattamento alla vita scolastica, minori in messa alla prova). A questo quadro si aggiungono talvolta casi di psicosi o comunque di persone che versano in una condizione psicologica grave di sofferenza o di fragilità. Le persone che arrivano alla nostra attenzione sono sovente alla loro prima esperienza con i Servizi Sociali, ma in alcuni casi – soprattutto per gli adulti – con una lunga carriera di utenza dei più svariati servizi alle spalle.
Come educatori ci troviamo in una posizione assimilabile a quella di un “Pronto Soccorso Sociale” le cui finalità iniziali sono soprattutto legate alla familiarizzazione con la persona che abbiamo di fronte e con il suo contesto di vita. [...]

Di e Diego Abenante

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